Il concorso di persone nel reato si configura non solo quando l'agente abbia materialmente eseguito l'azione delittuosa, ma anche quando, pur non partecipando direttamente all'esecuzione, abbia comunque agevolato la condotta illecita del concorrente, fornendogli uno stimolo all'azione criminosa o un maggiore senso di sicurezza nella propria condotta, manifestando così una chiara adesione alla condotta delittuosa. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del concorso, deve analizzare con specifiche argomentazioni la condotta tenuta dall'imputato al momento del fatto, individuando il ruolo da lui assunto nell'economia dell'azione criminosa. La mera diversa interpretazione dei dati processuali da parte del ricorrente non è sufficiente a far ritenere erronea la valutazione del giudice di merito, il quale ha il potere-dovere di apprezzare liberamente le prove acquisite e di trarne le conseguenti valutazioni di fatto, se sorrette da adeguata motivazione. Inoltre, la concessione o meno delle attenuanti generiche rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, il quale deve motivare adeguatamente le ragioni ostative alla loro applicazione, in conformità ai criteri stabiliti dall'art. 133 c.p.