Il provvedimento di verifica dell'interesse culturale di un bene immobile di proprietà pubblica, ai sensi dell'art. 12 del d.lgs. n. 42/2004, è legittimo quando l'amministrazione procedente, pur non avendo adottato preventivamente indirizzi di carattere generale ai sensi del comma 2 dello stesso articolo, abbia comunque effettuato una valutazione discrezionale e motivata della sussistenza dell'interesse culturale del bene, tenendo conto della sua rilevanza storica, artistica ed etnoantropologica, anche in relazione alla sua funzione originaria e alle eventuali modifiche subite nel tempo, purché non tali da compromettere in modo radicale la sua valenza testimoniale. Il contraddittorio con il proprietario pubblico del bene è ritenuto adeguato quando, pur in assenza di un formale avvio del procedimento ex art. 13 del d.lgs. n. 42/2004, l'amministrazione abbia comunque fornito una rappresentazione esaustiva delle ragioni sostanziali a fondamento del procedimento di verifica dell'interesse culturale, consentendo così al proprietario di esprimere le proprie deduzioni. La diversa qualificazione formale del procedimento come di "dichiarazione" dell'interesse culturale anziché di "verifica" non inficia la legittimità del provvedimento finale, attesa l'equiparazione sostanziale degli effetti delle due fattispecie.