Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 1028 del 14 gennaio 2003

ECLI:IT:CASS:2003:1028PEN

Massima

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Il termine di prescrizione del reato continuato va computato con riferimento al titolo di reato conclusivamente ritenuto dal giudice, tenendo conto dei periodi di sospensione del relativo termine prescrizionale verificatisi nel corso del giudizio, anche nelle fasi o gradi precedenti. Ai fini della determinazione della pena, il giudice può legittimamente valorizzare la reiterazione di condotte criminose, i numerosi precedenti penali dell'imputato e la sua abitualità nel delinquere, circostanze indicative della sua propensione a trarre normalmente i mezzi di sostentamento dal crimine, ritenendo congrua la pena inflitta.

Sentenza completa

1. Il 23 maggio 2001 la Corte di Appello di Trieste confermava la sentenza in data 3 aprile 2000 del Tribunale della stessa città, con la quale C. H., riconosciutele le attenuanti generiche equivalenti alla aggravante e recidiva contestate, era stata condanna a pena ritenuta di giustizia per imputazioni, unificate per continuazione, di furto aggravato.
Nel pervenire alla resa statuizione, i giudici del merito escludevano la intervenuta estinzione del reato per prescrizione, rilevando che "prima della sentenza impugnata non era stato ancora operato dal giudicante il giudizio di equivalenza" (tra attenuanti generiche e aggravante e recidiva contestate) e che, in sostanza, "soltanto dalla pronunzia della decisione impugnata" rilevava "l'abbattimento del massimo della pena edittale (prevista per il furto semplice) ai fini del computo di cui all'art. 175 n. 3 c.p."; non poteva, quindi, comportare effettivi estintivi la circostanza che "tra…

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