Il provvedimento di aggiudicazione definitiva di un appalto pubblico, sebbene abbia efficacia durevole, esaurisce i propri effetti con la stipulazione del contratto di appalto e l'avvio dell'esecuzione delle relative prestazioni. Pertanto, una volta stipulato il contratto, il potere autoritativo di revoca dell'aggiudicazione non può più essere esercitato dalla stazione appaltante ai sensi dell'art. 21-quinquies della legge n. 241/1990, in quanto tale norma presuppone la sussistenza di un provvedimento che continui a produrre effetti. In tal caso, la stazione appaltante, ove intenda sciogliersi unilateralmente dal vincolo contrattuale, può esercitare esclusivamente il potere di recesso previsto dall'art. 134 del d.lgs. n. 163/2006 (codice dei contratti pubblici), con le conseguenti implicazioni in termini di indennizzo dovuto all'appaltatore. La carenza in concreto dei presupposti per l'esercizio del potere di revoca, in quanto l'atto oggetto di tale potere abbia già esaurito i propri effetti, determina l'annullabilità del provvedimento di revoca per cattivo esercizio del potere, con conseguente sussistenza della giurisdizione amministrativa.