Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 33867 del 31 luglio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:33867PEN

Massima

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Il diritto di difesa dell'imputato o indagato, pur consentendogli di negare anche con dichiarazioni mendaci la veridicità delle accuse a suo carico, non può estendersi fino al punto di permettergli di accusare, in forma diretta o indiretta, una persona che egli sa essere innocente. Pertanto, commette il reato di calunnia colui che, oltre a contestare l'infondatezza delle imputazioni a suo carico, assuma con le proprie dichiarazioni ulteriori iniziative volte a coinvolgere terzi che sa essere innocenti, muovendo nei loro confronti accuse specifiche e circostanziate di un concreto fatto penalmente rilevante, eludendo così ogni necessaria connessione funzionale tra la confutazione dell'addebito e le false asserzioni accusatorie. Il diritto di difesa, infatti, può esprimersi solo nei rigorosi limiti di una strumentale funzione di contestazione dell'accusa, senza estendersi fino a consentire l'imputazione, diretta o indiretta, di persona che si sa essere innocente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MILO Nicola - Presidente

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - rel. Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - Consigliere

Dott. BASSI Alessandra - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 04/02/2014 della Corte di Appello di Bari;

esaminati gli atti, il ricorso e la sentenza impugnata;

udita la relazione svolta dal consigliere ((omissis));

udito il pubblico ministero in persona del sostituto Procuratore generale Dott. ANIELLO Roberto, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

FATTO E DIRITTO

1. Con sentenza del 19.10.2009, resa all'esito di giudizio ordinario, il Tribunale di Tran…

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