Cassazione penale Sez. II sentenza n. 46737 del 21 dicembre 2021

ECLI:IT:CASS:2021:46737PEN

Massima

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Il metodo mafioso, quale circostanza aggravante del reato di estorsione, ricorre anche nei confronti di soggetti non appartenenti ad associazioni di tipo mafioso, qualora la condotta posta in essere sia idonea a ingenerare nella vittima la consapevolezza che l'agente appartenga o agisca per conto di un'organizzazione criminale, determinando così uno stato di soggezione, omertà e vulnerabilità che facilita l'esecuzione del reato e ne rende più difficoltosa la repressione. A tal fine, non è necessaria la prova dell'esistenza effettiva dell'associazione mafiosa, essendo sufficiente che l'agente evochi o richiami, anche in modo indiretto o implicito, il vincolo mafioso, sfruttandone la forza intimidatrice e prevaricatrice. La valutazione circa la sussistenza di tale circostanza aggravante rientra nell'ambito del giudizio di merito, insindacabile in sede di legittimità se sorretta da motivazione adeguata e logica.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CAMMINO Matild - Presidente

Dott. DI PAOLA S - rel. Consigliere

Dott. DE SANTIS Anna M - Consigliere

Dott. DI PISA Fabio - Consigliere

Dott. MINUTILLO TURTUR Marzia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 10/07/2019 della CORTE APPELLO di PALERMO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere DI PISA FABIO;
lette le conclusioni scritte ai sensi del Decreto Legge n. 137 del 2020, articolo 23, comma 8, formulate dal Sostituto Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, nella persona di PEDICINI ETTORE, che quale ha concluso per la declaratoria di inammissibilita' del ricorso.

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