Il giudizio di incompatibilità paesaggistica di un intervento edilizio deve consistere nell'apprezzamento concreto e puntuale dell'interazione tra l'opera specifica e i valori paesaggistici propri del contesto territoriale di riferimento, esternando analiticamente le ragioni e gli elementi di ravvisato contrasto dell'opera medesima con l'ambiente circostante, tenuto conto delle sue caratteristiche impattanti. L'autorità preposta alla tutela paesaggistica, nell'esprimere il proprio parere, deve svolgere una sufficiente descrizione dell'intervento progettato, annotando precipuamente le alterazioni che esso apporta all'originario equilibrio architettonico dell'edificio e, con esso, al pregio paesaggistico del contesto territoriale di riferimento. Tale valutazione, se adeguatamente motivata e non manifestamente illogica, rimane insindacabile dall'adito giudice amministrativo, in quanto espressione di ampi poteri tecnico-discrezionali a presidio dei primari valori paesaggistici ex art. 9 Cost. La presenza di balconi aggettanti sul prospetto principale, ex ante assentiti, non vale a giustificare l'intervento di trasformazione di finestre in balconi su un altro prospetto, rispondente a distinte logiche di equilibrio architettonico. L'inosservanza dei termini di espletamento della conferenza di servizi non ne vizia l'atto conclusivo, dovendo tenersi distinte le norme di comportamento dalle norme di validità degli atti giuridici e le conseguenze rispettivamente discendenti dalla violazione delle une o delle altre.