Il reato di violenza sessuale si prescrive nel termine massimo di 12 anni e 6 mesi, senza che rilevino ai fini del computo della prescrizione le circostanze aggravanti che comportano un aumento di pena non superiore a un terzo, in quanto tali circostanze sono qualificate come "indipendenti" e non rientrano nella categoria delle circostanze a effetto speciale. Pertanto, in assenza di adeguate puntualizzazioni circa la collocazione temporale dei fatti, il dies a quo per il computo della prescrizione deve essere individuato nella prima data utile del secondo periodo contestato, anche qualora la persona offesa abbia indicato un arco temporale più ampio. Ciò in applicazione del principio di diritto secondo cui, in presenza di una contestazione generica circa l'epoca di commissione del reato, deve farsi riferimento, in assenza di elementi probatori di segno diverso, alla prima data utile non del primo, ma del secondo macro-periodo contestato. L'annullamento della sentenza per intervenuta prescrizione non impedisce la conferma delle statuizioni civili correttamente operate nella sentenza di primo grado, in assenza di specifiche censure da parte della difesa.