Il comportamento violento e sproporzionato dell'imputato, nonostante l'intervento legittimo e adeguato della persona offesa, non integra i requisiti della scriminante della provocazione, in quanto non è emerso alcun fatto ingiusto da parte della vittima tale da giustificare la reazione dell'imputato. La gravità della condotta dell'imputato e i suoi precedenti penali, seppure non specifici, legittimano il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche. Il giudice gode di ampia discrezionalità nella valutazione dei mezzi di prova, potendo legittimamente escludere quelli ritenuti inidonei alla ricostruzione dei fatti. Il principio di diritto che emerge dalla sentenza è che la scriminante della provocazione richiede la contemporanea ricorrenza di tre requisiti: lo stato d'ira, il fatto ingiusto altrui e il nesso di causalità psicologica tra l'offesa e la reazione, indipendentemente dalla proporzionalità tra le condotte, e che il giudice può legittimamente escludere i mezzi di prova ritenuti inidonei alla ricostruzione dei fatti, senza che ciò integri un vizio di motivazione.