L'occupazione temporanea di un'area non soggetta ad esproprio, disposta ai sensi dell'art. 64 della legge n. 2359 del 1865 (ora artt. 49 e 50 del d.P.R. n. 327 del 2001), ha una propria autonomia ontologica e funzionale rispetto al procedimento espropriativo, in quanto mira a soddisfare esigenze temporanee strumentali all'esecuzione di un'opera pubblica, senza comportare l'avocazione definitiva della proprietà o la costituzione di una servitù. Pertanto, le controversie relative all'illecito protrarsi di tale occupazione, non rientrando nella materia espropriativa, esulano dalla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo e sono devolute alla cognizione del giudice ordinario, secondo i comuni criteri di riparto, in quanto attinenti a posizioni di diritto soggettivo. Ne consegue che il ricorso proposto dal condominio per ottenere la restituzione dell'area occupata e il risarcimento del danno è inammissibile per difetto di giurisdizione del giudice amministrativo adito, fermo restando il diritto del ricorrente di riproporre la domanda dinanzi al giudice ordinario entro il termine perentorio di tre mesi dal passaggio in giudicato della sentenza.