Cassazione penale Sez. V sentenza n. 6349 del 8 febbraio 2008

ECLI:IT:CASS:2008:6349PEN

Massima

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La minaccia di un danno ingiusto alla persona, finalizzata a costringere la vittima a un determinato comportamento, configura il reato di violenza privata, perseguibile d'ufficio e di competenza del tribunale, a prescindere dall'effettiva realizzazione della condotta minacciata. Il reato di violenza privata si differenzia dalla semplice minaccia, in quanto la condotta dell'agente è diretta a ottenere un risultato specifico, mediante l'esercizio di una costrizione psicologica sulla vittima. Pertanto, la qualificazione giuridica della condotta non dipende dall'esito della minaccia, ma dalla sua finalità di costringere la vittima a un determinato comportamento. Il giudice di pace è incompetente a conoscere di tale reato, che rientra nella competenza del tribunale in quanto perseguibile d'ufficio. La sentenza del giudice di pace che abbia erroneamente qualificato il fatto come semplice minaccia, in presenza di una condotta finalizzata a costringere la vittima, deve essere annullata senza rinvio e gli atti trasmessi alla procura della Repubblica presso il tribunale competente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NAPPI Aniello - Presidente

Dott. SANDRELLI ((omissis)) - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. DIDONE Antonio - Consigliere

Dott. DUBOLINO Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA PRESSO CORTE D'APPELLO di TRIESTE;

nei confronti di:

MO. NO., N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 24/01/2006 GIUDICE DI PACE di TOLMEZZO;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dr. DUBOLINO PIETRO;

sentito il sost. Proc. gen. Dr. Stabile il quale ha chiesto l'annullamen…

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