Consiglio di Stato sentenza n. 2814 del 2014

ECLI:IT:CDS:2014:2814SENT

Massima

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Il vincolo storico-artistico imposto su un immobile, ai sensi della legge n. 1089/1939, comporta l'inedificabilità assoluta di tale bene e l'impossibilità di sanare eventuali opere abusive realizzate su di esso, anche se il vincolo sia stato apposto successivamente all'esecuzione delle opere stesse. Ciò in quanto il regime giuridico del bene al momento della presentazione della domanda di condono edilizio è determinante ai fini della condonabilità, a differenza di quanto previsto per i vincoli a tutela degli interessi idrogeologici, ambientali e paesaggistici, per i quali la legge richiede che il vincolo sia stato imposto prima dell'esecuzione delle opere abusive. Pertanto, le opere realizzate in violazione del vincolo storico-artistico non sono suscettibili di sanatoria, a prescindere dal momento in cui tale vincolo sia stato apposto, in quanto la loro abusività è incompatibile con la tutela del bene di interesse particolarmente rilevante. La valutazione tecnica della Soprintendenza, che rilevi l'alterazione significativa dei manufatti storici e l'utilizzo di forme e materiali non consoni al contesto vincolato, è sufficiente a giustificare il diniego del condono, senza necessità di ulteriori specifiche motivazioni in ordine all'interesse pubblico compromesso, già insito nella presenza del vincolo storico-artistico.

Sentenza completa

N. 07682/2009
REG.RIC.

N. 02814/2014REG.PROV.COLL.

N. 07682/2009 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 7682 del 2009, proposto da:
((omissis)) e ((omissis)), rappresentati e difesi dagli avv. ((omissis)), ((omissis)), con domicilio eletto presso ((omissis)) in Roma, viale ((omissis)) n.14;

contro

Comune di Nuvolento;
Ministero per i Beni e ((omissis))' Culturali, Soprintendenza Per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Provincia di Brescia, Cremona e Mantova, rappresentati e difesi per legge dall'Avvocatura gen dello Stato, domiciliata in Roma, via dei Portoghesi, 12;

per la riforma

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