Il reato di rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio di cui all'art. 326, comma 3, c.p. è un reato "proprio" che richiede la qualifica di pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio in capo al soggetto agente che utilizza le notizie di ufficio destinate a rimanere segrete. Pertanto, la mera comunicazione di dati riservati non integra tale fattispecie di reato se i pubblici ufficiali competenti, quali i membri della commissione giudicatrice, non hanno effettivamente utilizzato tali informazioni per alterare l'esito di un concorso pubblico. Inoltre, l'inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche ed ambientali può essere eccepita qualora non sia stata adeguatamente motivata la connessione tra i reati per i quali era stata disposta l'autorizzazione e quelli per cui vengono utilizzate le risultanze captative. Infine, le false attestazioni relative alla mera qualifica di "tutor" e non di "primo operatore" in un registro operatorio, nonché la partecipazione, seppur limitata, di un medico a un intervento chirurgico, possono integrare ipotesi di falso innocuo prive di rilevanza penale.