Cassazione penale Sez. II sentenza n. 21346 del 21 maggio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:21346PEN

Massima

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Il possesso di arnesi atti allo scasso, pur essendo astrattamente riconducibile al reato di cui all'art. 707 c.p., può essere giustificato e non punibile qualora l'imputato dimostri che tale detenzione era funzionale e necessaria all'impiego che ne stava facendo. Tuttavia, l'inammissibilità del ricorso per cassazione, dovuta alla manifesta infondatezza dei motivi dedotti, preclude la possibilità di rilevare e dichiarare le cause di non punibilità, come la prescrizione del reato, maturata successivamente alla sentenza impugnata. In tali casi, l'imputato che ha proposto il ricorso inammissibile deve essere condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma equitativamente fissata a favore della cassa delle ammende, in ragione dei motivi dedotti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PAGANO Filiberto - Presidente

Dott. NUZZO Laurenza - Consigliere

Dott. TADDEI Margherita B. - Consigliere

Dott. RENZO Michele - Consigliere

Dott. CERVADORO Mirella - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

difesa di GA. Mi. (nato il (OMESSO));

avverso la sentenza della Corte di appello di Milano, sezione 3 penale, in data 18.10.2004.

Sentita la relazione della causa fatta dal Consigliere Dott. ((omissis)).

Udita la requisitoria del Sostituto Procuratore Generale Dr. ((omissis)), il quale ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso.

Osserva:

MOTIVI DELLA DECISIONE

Con sentenza del 1…

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