Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 10063 del 15 marzo 2005

ECLI:IT:CASS:2005:10063PEN

Massima

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Il reato di frode nelle pubbliche forniture di cui all'art. 356 c.p. si configura quando l'appaltatore, con dolo generico, realizza dolosamente opere o forniture difformi, per qualità o quantità, rispetto a quanto pattuito nel contratto di appalto, anche in assenza di un pregiudizio patrimoniale per l'amministrazione pubblica, in violazione del dovere di esecuzione secondo buona fede del contratto. La frode può consistere sia nella consegna di aliud pro alio, sia in difformità qualitative intrinseche che rendano l'opera inidonea alla funzione economico-sociale prevista, indipendentemente dalla sua idoneità funzionale. L'elemento soggettivo è integrato dal dolo generico, consistente nella consapevolezza di effettuare una prestazione difforme da quella dovuta, salvo che non vengano allegati elementi che attribuiscano all'oggettivo inadempimento una valenza colposa. Il reato si consuma con la consegna dell'opera difforme, a prescindere dal successivo accertamento della sua conformità in sede di collaudo, essendo sufficiente che le difformità siano state scoperte prima del completamento dei lavori. L'aggravante del danno patrimoniale di particolare gravità di cui all'art. 61, n. 7 c.p. è applicabile in relazione al maggior costo sostenuto dall'amministrazione a causa delle varianti non autorizzate, anche in assenza di un effettivo danno patrimoniale finale. Il giudizio di comparazione tra circostanze attentuanti e aggravanti, che tenga conto della particolare intensità del dolo e della gravità oggettiva dei fatti, è incensurabile in sede di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dai Signori: Luigi Sansone - Presidente Giovanni De Roberto - Consigliere Francesco Paolo Gramendola - Consigliere Massimo Dogliotti - Consigliere Giovanni Conti - Consigliere ha pronunciato la seguente SENTENZA sui ricorsi proposti da Em. Ca., Va. Pi., Al. Pi., avverso la sentenza 20 maggio 2003 della Corte di appello di Cagliari. Visti gli atti, la sentenza denunciata ed il ricorso. Udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere de Roberto. Udite le conclusioni del Pubblico ministero, nella persona del Sostituto Procuratore Generale, dott. Francesco M. Iacoviello, che ha concluso per il rigetto dei ricorsi. Uditi i difensori, avvocati Gi. Fr. An., per Em. Ca., e Fa. Le., per Va. Pi. e Al. Pi., anche in sostituzione dell'avvocato Lu. Co. PREMESSO IN FATTO 1. Con sentenza 20 maggio…

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