Il principio di preclusione processuale in materia cautelare impedisce al Pubblico Ministero di reiterare una richiesta di misura cautelare già respinta, a meno che non siano sopravvenuti nuovi elementi di prova o di valutazione, non considerati nella precedente decisione. Tali nuovi elementi possono consistere in: a) informazioni preesistenti e già allegate alla richiesta originaria, ma non prese in esame nell'ordinanza di rigetto; b) elementi preesistenti, non allegati in precedenza perché ritenuti irrilevanti, ma divenuti significativi alla luce della motivazione dell'ordinanza impugnata o delle deduzioni della difesa; c) elementi probatori effettivamente sopravvenuti, frutto di ulteriori indagini, idonei a dimostrare la fondatezza della prospettazione accusatoria sotto il profilo indiziario e delle esigenze cautelari, ovvero a confutare il contenuto della documentazione delle investigazioni difensive. Il giudicato cautelare, pur non avendo la stessa rigidità del principio del ne bis in idem, impedisce comunque la reiterazione di domande già dedotte e trattate, anche implicitamente, salvo l'emersione di nuovi elementi come sopra indicati. Pertanto, il Giudice non può accogliere una nuova richiesta cautelare basata sugli stessi elementi già ritenuti insufficienti o irrilevanti in precedenza, a meno che non siano intervenuti fatti o circostanze nuove, tali da giustificare una diversa valutazione.