Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 52501 del 21 novembre 2018

ECLI:IT:CASS:2018:52501PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che accetta denaro o altra utilità per compiere atti contrari ai doveri del proprio ufficio, anche se non individuabili in modo specifico, integra il reato di corruzione propria ex art. 319 c.p. Ciò in quanto la vendita della discrezionalità del pubblico agente, a prescindere dalla concreta individuazione di singoli atti illegittimi, costituisce di per sé un atto contrario ai doveri di ufficio, essendo la dazione di denaro finalizzata all'ottenimento di un beneficio indebito, quale la concessione di una transazione fiscale non dovuta. In tali casi, la confisca della somma di denaro ricevuta dal pubblico ufficiale è legittima in quanto costituente il prezzo del reato, senza che sia necessario accertare in concreto l'effettivo conseguimento del profitto illecito, essendo sufficiente la mera accettazione della dazione indebita.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VILLONI Orlando - Presidente

Dott. CAPOZZI Angel - rel. Consigliere

Dott. DE AMICIS Gaetano - Consigliere

Dott. CORBO Antonio - Consigliere

Dott. VIGNA Maria Sabi - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sui ricorsi proposti da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 18/12/2017 del GIUDICE UDIENZA PRELIMINARE di GENOVA;
udita la relazione svolta dal Consigliere ANGELO CAPOZZI;
lette le conclusioni del PG, Dott. PICARDI ANTONIETTA, che ha chiesto dichiararsi la inammissibilita' dei ricorsi.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza in epigrafe il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Genova ha applicato, ai sens…

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