Il giudice, nel procedimento di divisione ereditaria, deve procedere a tante divisioni quante sono le masse ereditarie, derivanti da titoli diversi, salvo il consenso di tutte le parti per un'unica divisione cumulativa. La domanda di divisione di entrambe le masse ereditarie, materna e paterna, è tempestivamente proposta fin dall'atto introduttivo, anche se meglio precisata in un successivo atto. Nell'ambito della divisione ereditaria, il giudice deve considerare tutti i beni facenti parte della massa ereditaria, ivi compresi quelli rinvenuti nella cassetta di sicurezza, mentre non può tenere conto di generici riferimenti a beni mobili non specificamente individuati. Il giudizio di divisione di una massa ereditaria non è sospeso in attesa della definizione di un diverso procedimento relativo all'impugnazione di un testamento, in quanto le due cause hanno ad oggetto masse ereditarie distinte. Le clausole testamentarie che prevedono la riduzione della quota di un coerede alla sola legittima in caso di promozione di azioni giudiziarie, vanno interpretate restrittivamente, non trovando applicazione quando il giudizio divisorio riguardi il patrimonio residuo rimasto in comunione, per il quale il testatore aveva disposto la divisione in quote mediante sorteggio in mancanza di accordo tra i coeredi. Il fallimento del procedimento di mediazione obbligatoria non incide sulla possibilità di procedere alla divisione giudiziale, essendo irrilevante stabilire a chi sia addebitabile tale esito.