Il reato di corruzione, nelle sue varie ipotesi, integra un reato a forma libera, plurisoggettivo, a concorso necessario, di natura bilaterale, che trae forza vitale e fondamento dal "pactum sceleris" tra privato e pubblico ufficiale (o incaricato di pubblico servizio). Il perfezionamento dell'illecito avviene alternativamente con l'accettazione della promessa o con il ricevimento effettivo dell'utilità. Ai fini della configurabilità del reato, è necessario accertare: a) a quale atto l'utilità fosse finalizzata; b) se quell'atto fosse o meno conforme ai doveri di ufficio; c) se quell'atto, così connotato anche teleologicamente, fosse stato realmente posto in essere. In assenza della prova di un accordo corruttivo tra il privato e il pubblico ufficiale, non può ritenersi integrato il reato di corruzione, anche laddove risultino dazioni di utilità al pubblico ufficiale, se queste sono contabilizzate, giustificate e documentate, senza che emerga il nesso tra l'utilità e l'atto da compiere o compiuto in violazione dei doveri d'ufficio. L'errore del pubblico ufficiale sulla illiceità della condotta, se determina una difettosa percezione o ricognizione della realtà, esclude la sussistenza dell'elemento soggettivo del reato.