Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La modifica dello stato dei luoghi sottoposti a vincolo paesaggistico, senza la prescritta autorizzazione, e l'alterazione delle bellezze naturali costituiscono reati punibili ai sensi del Decreto Legislativo n. 490 del 1999 e dell'art. 734 c.p., a prescindere dalla natura demaniale o privata del terreno interessato, purché risulti accertata l'esistenza del vincolo paesaggistico. Tuttavia, tali reati si prescrivono rispettivamente in quattro e sette anni, sicché, ove non ricorrano le condizioni per l'interruzione o la sospensione della prescrizione, essi devono essere dichiarati estinti per intervenuta prescrizione. Inoltre, il concorso di persone nel reato presuppone la consapevolezza dell'assenza di autorizzazione per l'intervento sui luoghi vincolati, non essendo sufficiente la mera prestazione di manodopera. Infine, il reato di danneggiamento è configurabile solo ove risulti provata l'effettiva distruzione o deturpamento delle bellezze naturali.