Il titolare dell'autorizzazione a assumere uno straniero con contratto di lavoro subordinato non è legittimato a impugnare il diniego del visto d'ingresso adottato dall'Autorità consolare nei confronti del lavoratore straniero, in quanto il provvedimento di diniego del visto ha come destinatario diretto il richiedente straniero e non il datore di lavoro, non essendo ammissibile una sostituzione processuale ai sensi dell'art. 81 c.p.c. Infatti, la funzione tipica del visto d'ingresso è quella di consentire l'accesso al territorio nazionale allo straniero, sicché la lesività del diniego riguarda direttamente la sfera giuridica di quest'ultimo, non essendo configurabile una posizione di interesse legittimo in capo al datore di lavoro. Pertanto, il ricorso proposto dal datore di lavoro avverso il diniego del visto d'ingresso adottato dall'Autorità consolare nei confronti del lavoratore straniero deve essere dichiarato inammissibile per difetto di legittimazione attiva.