Il principio di retroattività della legge penale più favorevole non è assoluto ed inderogabile, potendo il legislatore prevedere limiti ragionevoli alla sua applicazione, come quello connesso all'esigenza di salvaguardare la certezza dei rapporti coperti dal giudicato. Pertanto, la norma transitoria che prevede un termine di trenta giorni dalla irrevocabilità della sentenza per la presentazione dell'istanza di applicazione della pena sostitutiva più favorevole non è costituzionalmente illegittima, in quanto risponde all'esigenza di definire in tempi certi i rapporti giuridici pendenti, senza lasciare nell'incertezza l'esecuzione della sanzione penale a causa della prolungata inerzia del condannato. Inoltre, il principio di retroattività della legge penale più favorevole non riguarda qualsiasi norma incidente sul trattamento penale, ma solo quelle che disciplinano il reato e la pena, sicché la mancata previsione della retroattività della disciplina sulle pene sostitutive non determina una irragionevole disparità di trattamento né una violazione del principio di uguaglianza. Infine, la mancata applicazione retroattiva della disciplina sulle pene sostitutive non contrasta con i principi di rieducazione della pena e di umanità della stessa, in quanto il legislatore ha comunque previsto la possibilità di richiedere l'applicazione della sanzione alternativa, ancorché entro un termine ragionevole.