Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'ordine di demolizione di un'opera edilizia abusiva è un atto dovuto e vincolato per l'amministrazione, che non necessita di una specifica motivazione ulteriore rispetto all'accertamento dell'abuso. Il decorso del tempo e l'inerzia dell'amministrazione nel contestare l'abuso non possono in alcun modo radicare un legittimo affidamento in capo al proprietario, né tantomeno legittimare in qualche modo l'edificazione realizzata senza titolo. L'eventuale possibilità di sostituire la sanzione demolitoria con quella pecuniaria ai sensi dell'art. 34 del d.P.R. n. 380 del 2001 deve essere valutata dall'amministrazione nella fase esecutiva del procedimento, successiva ed autonoma rispetto all'ordine di demolizione. Il diniego di sanatoria è altresì legittimo quando l'opera realizzata risulta in contrasto con le disposizioni vigenti in materia di distanze tra gli edifici, senza che rilevi l'interpretazione estensiva dell'art. 5 del d.l. n. 32 del 2019 convertito dalla l. n. 55 del 2019, in quanto tale norma non incide sul contenuto normativo dell'art. 9, comma 1, n. 2), del d.m. n. 1444 del 1968, che prevede la distanza minima di 10 metri tra pareti finestrate per le nuove costruzioni in zone diverse dalla zona C.