Consiglio di Stato sentenza n. 5286 del 2018

ECLI:IT:CDS:2018:5286SENT

Massima

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Il proprietario di un'area privata che, pur mantenendone la titolarità, ne consente l'uso pubblico per un ragionevole lasso di tempo, senza porre in essere atti idonei ad impedire il transito della collettività indifferenziata, realizza una servitù di uso pubblico per dicatio ad patriam, la quale non può essere considerata occupazione abusiva di suolo pubblico, ma costituisce una limitazione della proprietà privata a favore dell'interesse generale. Pertanto, il provvedimento amministrativo che ordini la rimozione di manufatti collocati su tale area, sulla base della sua qualificazione come suolo pubblico, è illegittimo, in quanto l'area, pur essendo di proprietà privata, è gravata da una servitù di uso pubblico costituita per facta concludentia dal proprietario, il quale è tenuto a tollerare l'esercizio della servitù da parte della collettività, salvo che i manufatti realizzati impediscano completamente il passaggio dei pedoni. La natura privata dell'area, gravata da servitù di uso pubblico, esclude la configurabilità di un'occupazione abusiva di suolo pubblico, con la conseguente illegittimità del provvedimento che ordini la rimozione dei manufatti sulla base di tale presupposto.

Sentenza completa

Pubblicato il 10/09/2018

N. 05286/2018REG.PROV.COLL.

N. 06257/2017 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Quinta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso in appello iscritto al numero di registro generale 6257 del 2017, proposto da
Condominio di via Migiurtinia 75- via Tripolitania 80, in persona del legale rappresentante, rappresentato e difeso dall'avvocato Ferruccio Zannini, con domicilio eletto presso il suo studio in Roma, viale Gorizia, 51b;

contro

Roma Capitale, in persona del Sindaco in carica, rappresentata e difesa dall'avvocato Angela Raimondo, con domicilio eletto presso il suo studio in Roma, via del Tempio di Giove, 21;

per la riforma

della sentenza del T.A.R. LAZIO - ROMA: SEZIONE II TER n. 07381/2016, resa tra le parti.

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