Il diniego di autorizzazione paesaggistica è legittimo quando le opere realizzate abusivamente hanno determinato la creazione di superfici utili e l'aumento volumetrico, in contrasto con il disposto dell'art. 167, comma 4, lett. a) del D.Lgs. n. 42/2004 e in difformità con i criteri di tutela adottati per la zona vincolata. La nozione di "precarietà" ai fini dell'applicazione dell'art. 20 della L.R. n. 4/2003 è ancorata esclusivamente al concetto di "facile rimovibilità" delle opere, dovendo pertanto restare escluse dall'ambito di operatività della deroga le strutture in muratura o in laterizi, o comunque ancorate definitivamente mediante l'uso di leganti cementizi o derivati, e quelle non smontabili e non rimovibili se non mediante attività demolitoria a carattere distruttivo. L'Amministrazione non è tenuta a una confutazione analitica delle allegazioni presentate dall'interessato a seguito della comunicazione del preavviso di rigetto, essendo sufficiente una motivazione complessiva e logica sulla questione da decidere, attesa la natura vincolata del provvedimento di diniego dell'autorizzazione paesaggistica in caso di incrementi di volume e/o superficie, anche di modesta entità.