Il comportamento fisicamente e moralmente lesivo, inflitto da un coniuge all'altro, rappresenta una delle violazioni più gravi dei doveri nascenti dal matrimonio, tale da fondare l'addebito della separazione all'autore degli stessi, anche in presenza di un singolo episodio di percosse o comunque di violenza fisica, poiché lesivo della pari dignità di ogni persona. Tuttavia, l'accertamento della responsabilità di uno o di entrambi i coniugi nel determinare l'intollerabilità della convivenza è un apprezzamento in fatto riservato al giudice di merito, che deve valutare globalmente e comparativamente i comportamenti di entrambi i coniugi, salvo il caso in cui le violenze fisiche siano talmente gravi da esonerare il giudice dal dovere di procedere a tale comparazione. Inoltre, il divieto di espatrio del figlio minore, pur in assenza di un pericolo di sottrazione, può essere giustificato dalla necessità di tutelare il suo interesse primario, in presenza di una conflittualità irrisolta tra i genitori, che potrebbe indurre il genitore non affidatario a decidere unilateralmente di trasferirsi all'estero con il bambino, vanificando l'acquisizione di una globale serenità conquistata anche grazie all'apporto, alla cura e all'affetto di tutti i membri delle rispettive famiglie.