Il cambio di destinazione d'uso di un locale da non residenziale a residenziale, realizzato successivamente al 31 marzo 2003, non è suscettibile di sanatoria edilizia ai sensi della legge n. 326/2003, in quanto l'abuso è stato commesso oltre il termine ultimo previsto dalla normativa sul condono. L'amministrazione comunale, nel procedimento di rilascio della concessione in sanatoria, non è tenuta a svolgere ulteriori accertamenti istruttori sulla data di realizzazione dell'abuso, quando tale elemento risulta già provato dalla documentazione prodotta dal privato istante, come nel caso di una domanda di abitabilità presentata successivamente alla data ultima per l'ammissione al condono. La mancata comunicazione preventiva dei motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza di condono, prevista dall'art. 10-bis della legge n. 241/1990, non determina l'illegittimità del provvedimento finale di diniego, qualora il contenuto dispositivo dello stesso non avrebbe potuto essere diverso da quello adottato. L'ordine di riduzione in pristino stato dei luoghi, impartito dall'amministrazione comunale a seguito del diniego di concessione in sanatoria, è legittimo e sufficientemente determinato, in quanto riguarda specificamente la trasformazione abusiva del locale da non residenziale a residenziale, richiedendone l'adeguamento al progetto originariamente assentito.