Il reato di sostituzione di persona (art. 494 c.p.) e il reato di truffa (art. 640 c.p.) costituiscono fattispecie delittuose autonome e distinte, benché caratterizzate dalla medesima condotta decettiva e dalla finalità di vantaggio, in quanto il primo reato offende sia l'interesse pubblico all'esatta individuazione della persona nella vita sociale e nei rapporti economici, sia la persona sostituita, mentre il secondo reato offende esclusivamente il patrimonio. Pertanto, il giudice di merito non è tenuto a riconoscere il concorso apparente di norme con conseguente assorbimento del reato di sostituzione di persona in quello di truffa, quando quest'ultimo sia stato dichiarato improcedibile per remissione di querela. Inoltre, il giudice di merito può legittimamente negare la concessione delle attenuanti generiche facendo riferimento ai precedenti penali dell'imputato, in quanto tale valutazione discrezionale è insindacabile in sede di legittimità, purché adeguatamente motivata.