Cassazione penale Sez. V sentenza n. 23997 del 23 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:23997PEN

Massima

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Il comportamento offensivo e minaccioso, anche se provocato da un precedente illecito della persona offesa, non è giustificato né scusato dalla legge, in quanto l'ordinamento giuridico non ammette l'esercizio della giustizia privata e richiede che le condotte lesive di beni giuridici tutelati, come l'onore e la tranquillità personale, siano denunciate e perseguite nelle sedi giudiziarie competenti. Pertanto, l'espressione di disprezzo e le minacce, anche se pronunciate in presenza delle forze dell'ordine, integrano reati di ingiuria e minaccia, in quanto idonee a ledere la dignità della persona offesa e a incutere in essa un ragionevole timore per la propria incolumità, a prescindere dalla concreta possibilità di realizzazione delle minacce stesse. L'ordinamento, infatti, non consente che il soggetto leso si faccia giustizia da sé, ma impone il ricorso alle autorità competenti per la tutela dei propri diritti, sanzionando penalmente condotte che, pur essendo provocate, eccedono i limiti della legittima reazione e si risolvono in atti di violenza morale o fisica ingiustificati.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALABRESE ((omissis)) - Presidente

Dott. CARROZZA Arturo - rel. Consigliere

Dott. FERRUA Giuliana - Consigliere

Dott. ROTELLA Mario - Consigliere

Dott. SANDRELLI ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) SP. FA. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 18/2008 TRIBUNALE di COSENZA, del 04/05/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 28/04/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. CARROZZA Arturo;

Udito il Procuratore Generale, dott. IZZO Gioacchino, che conclude per il rigetto del ricorso.

FATTO E DIRITTO

1.- Il Tribunale di Cosenza ha confermato la sen…

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