Cassazione penale Sez. I sentenza n. 13045 del 25 marzo 2009

ECLI:IT:CASS:2009:13045PEN

Massima

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Il coinvolgimento di un soggetto negli affari di un'associazione mafiosa, anche in assenza di specifici reati-fine, può integrare il reato di cui all'art. 416-bis c.p. qualora emerga, sulla base di elementi probatori concreti e logicamente valutati, la sua intraneità all'interno del sodalizio criminoso, in particolare per il suo ruolo di familiare di un capo-clan e per i suoi sforzi di emergere all'interno dell'organizzazione anche a costo di contrasti con altri membri. In tali casi, la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari può essere desunta dalle risultanze investigative, come le intercettazioni telefoniche, che dimostrino il coinvolgimento del soggetto negli affari del clan e la sua condotta finalizzata a rivendicare una posizione di preminenza all'interno dell'associazione mafiosa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. DI TOMASSI ((omissis)) - Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. BARBARISI Maurizio - Consigliere

Dott. CASSANO Margherita - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) VA. CA., n. il (OMESSO);

avverso ordinanza in data 8 agosto 2008 - Tribunale del Riesame di Reggio Calabria;

sentita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ((omissis));

udite le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Dr. ((omissis)), che ha concluso per il rigetto del ricorso;

udito il difensore avv. ((omissis)), che ha concluso per l'accoglimento dei motivi di ricorso.

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