Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'amministrazione può legittimamente annullare in autotutela una procedura di gara per l'affidamento di un servizio pubblico, anche dopo l'aggiudicazione, qualora emerga l'illegittimità del criterio di aggiudicazione previsto dal bando, comune a tutti i lotti, tale da comportare l'esigenza di riedizione della gara per garantire il rispetto dei principi di buon andamento, parità di trattamento e tutela della concorrenza, a maggior ragione quando l'illegittimità sia stata accertata in sede giurisdizionale e l'ANAC abbia mosso rilievi sulla procedura. L'amministrazione, nel valutare l'interesse pubblico all'annullamento, può legittimamente considerare l'assenza di un consolidato affidamento dell'aggiudicatario, in assenza di stipula del contratto e di effettiva esecuzione del servizio, nonché il rischio di disallineamento dei prezzi di aggiudicazione rispetto al mercato. In tali ipotesi, il termine di 18 mesi previsto dall'art. 21-nonies della legge n. 241/1990 per l'esercizio del potere di autotutela non trova applicazione, in quanto l'aggiudicazione non attribuisce di per sé un immediato vantaggio economico all'aggiudicatario, il quale non è neppure vincolato ad attendere la stipula del contratto oltre i 60 giorni previsti dalla legge.