La massima giuridica che può essere estratta dalla sentenza è la seguente: L'amministrazione regionale è competente a procedere in autotutela all'annullamento di propri atti di concessione di contributi pubblici, anche se precedentemente approvati dal Ministero del lavoro, qualora tali atti siano stati adottati in carenza di una programmazione regionale e di procedure comparative pubbliche, in violazione dell'art. 12 della legge n. 241 del 1990, e risultino finanziare attività formative solo parzialmente realizzate e azioni di sistema palesemente inadeguate rispetto alle finalità di equilibrio tra domanda e offerta di lavoro di cui alla legge n. 845 del 1978, esponendo l'amministrazione al rischio di mancata erogazione dei fondi ancora da erogare e di restituzione di quanto già erogato. In tali ipotesi, l'interesse pubblico concreto a riesaminare e annullare d'ufficio i provvedimenti di concessione dei contributi pubblici prevale sull'affidamento del privato beneficiario, non ancora consolidato per il breve lasso di tempo intercorso, giustificando l'esercizio del potere di autotutela.