Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il potere di autotutela decisoria dell'amministrazione, pur essendo espressione della generale funzione di ritiro di atti ritenuti illegittimi, rivela una natura complessa, presentando caratteristiche sia della revoca che dell'annullamento, sia in relazione al tipo che all'oggetto. Pertanto, nel valutare la legittimità dell'esercizio di tale potere, l'interprete deve procedere ad una scomposizione analitica della concreta funzione esercitata, verificando se le diverse ragioni di ritiro non presentino profili di reciproca interferenza, tali da inficiarne coerenza, adeguatezza, proporzionalità e logicità complessiva. In particolare, l'esercizio del potere di autotutela deve essere conforme ai principi di buona fede e correttezza, evitando di coinvolgere i privati in trattative inutili, e deve essere supportato da un'adeguata istruttoria che tenga conto di tutti gli interessi in gioco, compreso quello del privato che abbia conseguito l'aggiudicazione definitiva. In tal caso, il mancato rispetto di tali principi comporta la responsabilità dell'amministrazione per lesione dell'interesse contrattuale negativo del privato, con diritto al risarcimento del danno emergente e del lucro cessante, da quantificarsi in via equitativa nella misura del 5% dell'offerta presentata.