Il magistrato nell'esercizio delle sue funzioni deve agire con imparzialità, correttezza, riserbo, equilibrio e rispetto della dignità della persona, evitando comportamenti arbitrari, contraddittori o pregiudizievoli per il buon funzionamento dell'ufficio e la serenità dei rapporti tra colleghi. Pur godendo di ampia discrezionalità nelle scelte investigative, il magistrato non può esercitarla in modo irragionevole o ritorsivo, né omettere atti dovuti senza adeguata motivazione, poiché ciò integrerebbe una violazione dei doveri di correttezza e buona fede, suscettibile di valutazione disciplinare. La valutazione della gravità della condotta deve tenere conto non solo della natura dell'illecito, ma anche dell'effettiva lesione dell'immagine e della reputazione del magistrato, nonché della sua intera storia professionale, al fine di determinare la sanzione più appropriata, nel rispetto del principio di proporzionalità.