Cassazione penale Sez. V sentenza n. 22008 del 22 maggio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:22008PEN

Massima

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Il reato di tentata violenza privata si configura quando l'agente, attraverso minacce o violenze, tenta di costringere la vittima a modificare il proprio comportamento o modo di agire, limitandone la libertà di autodeterminazione. Affinché il reato sia integrato, non è necessario che la vittima abbia effettivamente subito una limitazione della propria libertà, essendo sufficiente che abbia percepito la rappresentazione di un male ingiusto, tale da indurla a presentare denuncia. La valutazione della sussistenza della minaccia e della sua idoneità a limitare la libertà della persona offesa rientra nel prudente apprezzamento del giudice di merito, il cui convincimento, se adeguatamente motivato, non può essere sindacato in sede di legittimità se non per vizi logici o manifesta illogicità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZECCA Gaetani - Presidente

Dott. BRUNO Paolo A - Consigliere

Dott. VESSICHELLI M. - rel. Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo G - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 407/2009 CORTE APPELLO di MESSINA, del 17/02/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 08/03/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARIA VESSICHELLI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. FRATICELLI Mario che ha concluso per l'inammissibilita'.

FATTO E DIRITTO

Propone ricorso per cassazione (OMISSIS) avverso la sentenza la Corte d…

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