Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, abusando dei poteri o violando i doveri inerenti alla propria funzione, cagiona lesioni personali o altri reati a danno di soggetti sottoposti alla sua vigilanza o custodia, risponde penalmente per tali condotte, le quali integrano un quid pluris rispetto all'ordinaria modalità di realizzazione del reato, rivelando una particolare malvagità e insensibilità dell'agente. Tuttavia, le dichiarazioni rese dalle parti offese in sede di incidente probatorio sono pienamente utilizzabili ai fini della formazione del convincimento giudiziale, anche qualora emerga che le stesse siano state rese in un contesto di intimidazione e pressioni, purché risulti che la volontà di remissione della querela non sia stata liberamente e consapevolmente manifestata. Inoltre, la falsa attestazione da parte di medici incaricati di redigere certificati sanitari circa le cause delle lesioni riportate dalle vittime integra il reato di falso ideologico in atto pubblico, essendo irrilevante che tale condotta sia stata determinata da mera negligenza o leggerezza, laddove risulti la consapevolezza della divergenza tra il contenuto del certificato e la realtà dei fatti.