Cassazione penale Sez. V sentenza n. 18567 del 4 maggio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:18567PEN

Massima

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Il delitto di associazione per delinquere sussiste quando si costituisce e permane un vincolo associativo continuativo fra tre o più persone, allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti, attraverso la predisposizione comune dei mezzi necessari alla realizzazione del programma criminoso e con la permanente consapevolezza, da parte di ciascuno degli associati, di far parte del sodalizio e di essere disponibile ad attuarne il programma. Tale peculiare atteggiarsi del pactum sceleris distingue nettamente l'associazione per delinquere dal concorso di persone nel reato, anche continuato, il quale richiede l'accordo di due o più persone diretto ad eseguire un determinato reato, ovvero più reati, collegati da un medesimo disegno criminoso, consumati i quali l'accordo si dissolve e si esaurisce. Il discrimine tra la fattispecie plurisoggettiva e quella concorsuale va individuato nella necessaria finalizzazione dell'accordo associativo alla costituzione di una struttura (almeno tendenzialmente) permanente, nella quale i singoli associati divengono - ciascuno nell'ambito dei propri compiti, assunti od affidati - parti di un tutto, e si propongono di commettere una serie indeterminata di delitti. Ai fini della configurabilità del delitto associativo, rilevano elementi quali la stabilità del legame delinquenziale, desumibile dalla consumazione da parte degli indagati di una pluralità di reati caratterizzati dalle stesse modalità operative, dalla distribuzione di ruoli a ciascuno dei partecipi secondo le rispettive capacità, dal continuo coordinamento delle azioni delittuose, dalla predisposizione dei mezzi, dal coinvolgimento negli illeciti di più soggetti legati da amicizia e/o parentela, nonché dalla consapevolezza di ciascuno di far parte di un gruppo organizzato di delinquenti e dal loro reciproco riconoscimento come aderenti ad esso, in cui taluno rivesta un ruolo di capo. Inoltre, ai fini dell'applicazione di misure cautelari, la gravità indiziaria può desumersi dai frequenti e significativi contatti telefonici con i vertici dell'associazione criminale, dalla presenza sui diversi luoghi dei delitti, nei tempi della loro commissione, e dal contenuto di conversazioni significative contemporanee o di poco precedenti ai reati-fine. La messa a disposizione di un locale da parte di un indagato per scopi illeciti costituisce altresì elemento indiziario della sua partecipazione all'associazione criminosa. Infine, l'attualità delle esigenze cautelari può essere valutata sulla base della propensione a delinquere dell'indagato, desunta dal suo coinvolgimento nei delitti e dalle modalità delle condotte contestategli, nonché dal pericolo di commissione di ulteriori reati che, a causa della sua negativa personalità, deriverebbe dall'imposizione di misure meno stringenti per la libertà di movimento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. DE GREGORIO Eduardo - rel. Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. AMATORE Roberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
avverso l'ordinanza n. 1030/2015 TRIB. LIBERTA' di PALERMO, del 11/08/2015.
SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Con l'ordinanza impugnata il Tribunale del riesame di Palermo ha confermato il provvedimento del Gip di applicazione degli arresti domiciliari con mezzi di controllo elettronico nei confronti del ricorrente per i delitti di cui all'articolo 416 c.p., finalizzato alla perpetrazione di furti aggravati e per due episodi di furto - indicati come capi G) e…

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