Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 15334 del 19 maggio 2020

ECLI:IT:CASS:2020:15334PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così formulato: Il reato di incendio boschivo di cui all'art. 423-bis c.p. si configura anche quando l'incendio, pur essendo stato appiccato per bruciare residui vegetali di attività agricole, si sia propagato ad un'area boschiva di consistente estensione, superando i limiti di un mero rogo di arbusti o terreni coltivati, integrando così il pericolo concreto per l'incolumità pubblica. In tali casi, la responsabilità penale dell'agente per il reato di incendio boschivo sussiste qualora, pur avendo previsto il pericolo di propagazione del fuoco e pur avendo predisposto mezzi idonei allo spegnimento, abbia omesso di adottare le necessarie cautele per impedire il verificarsi dell'evento dannoso, allontanandosi dal luogo senza vigilare sull'evoluzione dell'incendio, in violazione del dovere di diligenza e prudenza imposto dalle regole cautelari volte a prevenire il realizzarsi di eventi lesivi per la pubblica incolumità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUARTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMU Giacomo - Presidente

Dott. BELLINI Ugo - rel. Consigliere

Dott. PAVICH Giuseppe - Consigliere

Dott. DAWAN Daniela - Consigliere

Dott. PICARDI Francesca - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 28/03/2019 della CORTE APPELLO di FIRENZE;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. UGO BELLINI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. TAMPIERI LUCA che ha concluso chiedendo pronunciarsi l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1.La Corte di Appello di Firenze confermava la decisione del Tribunale di Livorno che aveva riconosciuto (…

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