Cassazione penale Sez. I sentenza n. 14466 del 27 marzo 2014

ECLI:IT:CASS:2014:14466PEN

Massima

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La condotta violenta e minacciosa di un militare nei confronti di un inferiore, posta in essere durante l'espletamento di un'attività di servizio, integra i reati di violenza e minaccia ad inferiore di cui agli artt. 195 e 196 c.p.m.p., a prescindere dalle motivazioni personali sottese alla condotta, in quanto lesiva dell'interesse alla tutela della disciplina militare. Ciò in quanto la punibilità di tali reati è esclusa ai sensi dell'art. 199 c.p.m.p. solo quando la condotta sia posta in essere dal militare al di fuori dell'attività di servizio attivo e non sia obiettivamente riferibile all'area degli interessi collegati alla tutela della disciplina militare. Pertanto, anche qualora il militare agisca per motivi privati o personali, la competenza per la cognizione del reato spetta al giudice speciale militare, e non al giudice ordinario, quando la condotta sia stata tenuta nell'ambito e nell'espletamento di un servizio militare.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VECCHIO Massimo - Presidente

Dott. CAIAZZO Luigi Pietro - Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - rel. Consigliere

Dott. MAGI Raffaello - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1/2012 CORTE MILITARE APPELLO di ROMA, del 18/04/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 16/12/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. RAFFAELE CAPOZZI;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Flamini L.M., che ha concluso per il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con sentenza del 18 aprile 2012 la Corte Militare d'Appello, in riforma …

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