La partecipazione ad un'associazione di tipo mafioso può essere provata sulla base di dichiarazioni convergenti di più collaboratori di giustizia, anche se non vi è una completa sovrapposizione delle stesse, purché tali dichiarazioni attribuiscano all'indagato specifici episodi e condotte significative della sua partecipazione al sodalizio criminoso, come il ruolo di uomo di fiducia del capo, la protezione della latitanza, la fornitura di armi, munizioni e autovetture per la realizzazione di delitti, la trasmissione di informazioni utili al clan sulle indagini in corso, il recapito di pizzini del capo, l'effettuazione di truffe e imposizioni volute dal capo, la riscossione di tangenti e il loro versamento al clan. Tali elementi, unitamente ad altri riscontri oggettivi, come la disponibilità di autovetture utilizzate per commettere reati e il rinvenimento di pizzini indirizzati all'indagato, sono sufficienti a integrare i gravi indizi di colpevolezza necessari per l'applicazione di una misura cautelare, senza che rilevi una diversa valutazione in sede di legittimità circa la significatività degli accertamenti di polizia giudiziaria.