Il provvedimento cautelare personale può essere legittimamente reiterato, anche dopo la dichiarazione di inefficacia del precedente, purché il giudice dia conto in modo adeguato e logico della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari, nel rispetto dei termini e delle garanzie previsti dalla legge. Ciò anche quando il provvedimento sia adottato a distanza di tempo dall'inizio delle indagini preliminari, senza che sia intervenuta una proroga dei termini, e quando le intercettazioni telefoniche ed ambientali siano state disposte sulla base di decreti autorizzativi privi di adeguata motivazione, purché il giudice valuti complessivamente il quadro indiziario e ritenga sussistenti i presupposti per l'applicazione della misura cautelare. Tuttavia, il giudice deve fornire una motivazione specifica e puntuale in ordine alle condotte contestate all'indagato e alla loro rilevanza penale, non potendo basarsi su elementi indiziari generici o erronei. Inoltre, il deposito della motivazione del provvedimento cautelare oltre il termine di dieci giorni dalla lettura del dispositivo, previsto dall'art. 309, comma 9, c.p.p., comporta l'inammissibilità del ricorso per cassazione, in quanto tale termine è da ritenersi perentorio, essendo riferito alla tutela di un bene primario quale la libertà personale.