Il diritto di cronaca, quale limite alla tutela della reputazione, trova applicazione anche quando l'articolo giornalistico contenga mere imprecisioni, purché non si traducano in vere e proprie offese alla verità, e sempre che il giornalista abbia agito nel rispetto dei canoni di correttezza e buona fede, senza eccedere nell'esercizio del diritto di critica. Pertanto, la diffamazione a mezzo stampa non sussiste quando l'articolo, pur contenendo imprecisioni, sia espressione di un legittimo esercizio del diritto di cronaca e di critica, senza che l'autore abbia agito con l'intento di ledere la reputazione altrui. In tali casi, l'eventuale responsabilità penale può essere esclusa in virtù dell'esimente putativa di cui all'art. 59, comma 3, c.p. Ciò a maggior ragione quando il contenuto dell'articolo sia riferito non già alla persona offesa, ma ad un terzo soggetto, come nel caso in cui le critiche siano rivolte non all'architetto, ma al soprintendente ai beni architettonici ed ambientali. Inoltre, la pretesa risarcitoria della parte civile può trovare comunque valido fondamento nella decisione della Corte territoriale, anche quando il reato risulti estinto per intervenuta prescrizione.