Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, ha stabilito che: 1. La revoca del contributo pubblico costituisce un atto dovuto per l'Amministrazione concedente, che è tenuta a porre rimedio alle conseguenze sfavorevoli derivanti all'Erario per effetto di un'indebita erogazione di contributi pubblici, essendo l'interesse pubblico all'adozione dell'atto in re ipsa quando ricorra un indebito esborso di denaro pubblico con vantaggio ingiustificato per il privato. Pertanto, non occorre una motivazione diffusa sulle ragioni di interesse pubblico che hanno indotto l'Amministrazione ad agire in via di autotutela, tanto più se l'atto è in contrasto con il diritto comunitario. 2. Tuttavia, nonostante la legittimità e la doverosità dell'atto di revoca del contributo, può configurarsi una responsabilità precontrattuale dell'Amministrazione qualora essa si sia avveduta dell'inammissibilità della domanda di contributo solo nella fase procedimentale successiva all'emanazione dell'atto di concessione, ingenerando così un ragionevole affidamento nella Società circa la legittimità di tale atto e la possibilità di fruire del contributo nella misura ivi indicata, tale da indurla a portare avanti la propria iniziativa imprenditoriale. In tal caso, l'Amministrazione è tenuta a risarcire il danno emergente, limitatamente alle spese sostenute dalla Società nella fase procedimentale successiva all'atto di concessione, nonché il lucro cessante, liquidato in via equitativa.