Cassazione penale Sez. V sentenza n. 6424 del 13 febbraio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:6424PEN

Massima

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La minaccia di un male ingiusto, anche se formulata con l'intento di indurre la persona offesa a ritirare una querela precedentemente presentata, integra il reato di minacce, in quanto l'esercizio di una facoltà giuridica lecita, come la presentazione di una querela, non può costituire oggetto di minaccia. Le dichiarazioni della persona offesa, pur potendo presentare lievi discrepanze tra procedimenti diversi, sono comunque attendibili e coerenti nel loro nucleo essenziale, non essendo necessari ulteriori riscontri per la configurazione del reato, quando la minaccia risulti chiaramente formulata e diretta a costringere la vittima a un determinato comportamento. Il rigetto di una richiesta di prova testimoniale è legittimo quando l'indicazione delle circostanze oggetto di testimonianza risulti carente, non consentendo di valutarne la decisività ai fini della ricostruzione del fatto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. VESSICHELLI Maria - Presidente

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. POSITANO Gabriele - rel. Consigliere

Dott. LIGNOLA Ferdinando - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 187/2010 CORTE APPELLO di ANCONA, del 28/02/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 24/11/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. POSITANO GABRIELE;

Il Procuratore generale della Corte di Cassazione, Dott. DE AUGUSTINIS Umberto, conclude chiedendo l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Il difensore di (OMISSIS) propone ricorso …

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