Il giudice, nel valutare l'applicabilità dell'attenuante del danno patrimoniale di particolare tenuità prevista dall'art. 62, n. 4, c.p., deve considerare non solo il valore in sé della cosa sottratta, ma anche il complessivo pregiudizio arrecato alla persona offesa, tenendo conto dei danni ulteriori direttamente ricollegabili al reato, come le spese necessarie per ripristinare lo stato precedente il fatto. La concessione o la negazione dell'attenuante dipende da una valutazione complessiva del danno, che deve essere parametrata all'accadimento materiale che fonda la contestazione, senza limitarsi al mero valore del bene oggetto di sottrazione. Il giudice è tenuto a motivare adeguatamente la propria decisione, spiegando le ragioni per le quali ritiene di non poter riconoscere l'attenuante invocata, con riferimento sia al valore del bene sia agli ulteriori pregiudizi subiti dalla persona offesa in conseguenza del reato.