Il possesso di un veicolo con alterazioni nella parte riservata all'identificazione e privo del certificato di conformità costituisce prova della conoscenza della provenienza illecita del bene da parte del possessore, il quale è tenuto a dimostrare la legittimità del possesso. L'omessa o non attendibile indicazione della provenienza del bene ricevuto è idonea a provare la consapevolezza dell'acquisto di un bene di provenienza delittuosa, in applicazione del principio secondo cui tale circostanza è logicamente spiegabile solo con un acquisto in mala fede. Pertanto, il giudice di merito, nel valutare la sussistenza dell'elemento soggettivo del reato di ricettazione, non è tenuto a confutare ogni specifica argomentazione difensiva, essendo sufficiente che fornisca una motivazione logica e convincente, senza che ciò possa integrare vizio di legittimità la mera prospettazione di una diversa valutazione delle risultanze processuali. Inoltre, i rilievi di polizia consistenti nell'attività di raccolta dati pertinenti al reato, come l'accertamento del numero di telaio, costituiscono meri rilievi delle qualità di un oggetto e non un'analisi tecnica valutativa di un dato da interpretare secondo regole scientifiche, non rientrando pertanto nella disciplina dell'accertamento tecnico di cui all'art. 360 c.p.p.