Il sequestro di persona si configura anche quando la condotta dell'imputato lasci residuare una possibilità di fuga, attuabile però soltanto con iniziative imprudenti, comportamenti elusivi della vigilanza e, comunque, con mezzi artificiosi la cui adozione sia scoraggiata dal timore di ulteriori pericoli e danni alla persona. Pertanto, il delitto di sequestro di persona si realizza non solo in presenza di una costrizione assoluta della libertà di movimento della vittima, ma anche quando la volontà della persona offesa sia talmente soggiogata dalla paura di ritorsioni da parte degli imputati da non indurla a disattendere i vincoli che le sono imposti, costituendo tale coazione consapevolmente attuata con la finalità di ottenere dalla donna la cieca osservanza del divieto di muoversi in autonomia, condotta rilevante ai sensi dell'art. 605 c.p. Tuttavia, ai fini della responsabilità concorsuale per il reato di sequestro di persona, non è sufficiente la mera condotta omissiva, essendo necessario accertare l'esistenza di un contributo concorsuale attivo svolto in prima persona rispetto alla coercizione della libertà di locomozione della vittima.