Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 19259 del 17 maggio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:19259PEN

Massima

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Il reato di induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria (art. 377-bis c.p.) è un reato proprio, che può essere configurato solo nei confronti di colui che rivesta la qualità di "persona chiamata a rendere dichiarazioni davanti all'autorità giudiziaria". Tale qualità si assume nel momento dell'autorizzazione del giudice alla citazione della persona in qualità di testimone, ai sensi dell'art. 468 c.p.p., comma 2. Pertanto, al fine della configurabilità del reato, è necessario che la condotta di induzione sia posta in essere nei confronti di un soggetto già formalmente chiamato a rendere dichiarazioni davanti all'autorità giudiziaria, non essendo sufficiente la mera prospettiva di una futura chiamata. In assenza di tale presupposto soggettivo, non può configurarsi il delitto di cui all'art. 377-bis c.p., neppure nella forma tentata, dovendosi escludere la sussistenza del reato. Il principio di diritto enunciato dalla Corte di Cassazione mira a garantire il corretto esercizio dell'attività giurisdizionale, tutelando l'integrità del procedimento probatorio e la genuinità delle dichiarazioni rese davanti all'autorità giudiziaria, attraverso la punizione di condotte volte a impedire o alterare tali dichiarazioni. Tuttavia, tale tutela penale opera solo nei confronti di coloro che rivestono la qualità di "persona chiamata", in quanto solo in tale momento il soggetto è formalmente investito del dovere di rendere dichiarazioni veritiere, sanzionabile in caso di indebita interferenza. La massima, pertanto, individua con precisione i presupposti oggettivi e soggettivi necessari per la configurabilità del reato, al fine di delimitarne correttamente l'ambito applicativo e scongiurare possibili abusi o applicazioni estensive della norma incriminatrice.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. IPPOLITO Francesco - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ve. Fr. , nato a (OMESSO);

avverso la sentenza del 26 ottobre 2010 emessa dalla Corte d'appello di Firenze;

visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;

sentita la relazione del consigliere dott. Giorgio Fidelbo;

sentito il sostituto procuratore generale, dott. Giuseppe Volpe, che ha chiesto l'annullamento senza rinvio della sentenza perche' il fatto non sussiste.

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO<…

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