Cassazione penale Sez. III sentenza n. 42454 del 27 settembre 2018

ECLI:IT:CASS:2018:42454PEN

Massima

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Il reato di truffa aggravata ai danni dell'INPS si consuma nel momento in cui il profitto dell'azione truffaldina entra nella sfera giuridica di disponibilità dell'agente, non essendo sufficiente che esso sia fuoriuscito dalla sfera del soggetto passivo. Pertanto, qualora gli indagati abbiano creato un imponibile previdenziale attivo fittizio, accantonando un montante pensionistico considerato già assolto senza che l'INPS abbia ancora erogato alcuna prestazione pensionistica, il reato deve essere qualificato come tentativo di truffa aggravata, in assenza dell'effettivo conseguimento del profitto. Al contrario, ove uno degli indagati abbia già iniziato a percepire la pensione a seguito dell'operazione truffaldina, il reato deve essere ritenuto consumato, stante l'avvenuto conseguimento del profitto. Ai fini della sussistenza del delitto di associazione per delinquere, non è sufficiente il mero ripetersi nel tempo del medesimo schema illecito, configurante un concorso di persone nel reato continuato, essendo necessario che l'accordo iniziale si sia trasformato, nel tempo, in un sodalizio capace di imporsi con una struttura organizzativa idonea a realizzare un numero indeterminato di reati diversi da quelli oggetto dell'accordo iniziale. Inoltre, ai fini della configurabilità del dolo specifico del delitto di cui all'art. 3 del D.Lgs. n. 74/2000, non è sufficiente che le operazioni poste in essere dalle società, meramente cartolari e non operative, fossero esclusivamente finalizzate alla creazione di crediti da utilizzare per compensare i debiti verso l'INPS, essendo necessario che l'agente abbia agito con la specifica finalità di evadere le imposte. Infine, la sussistenza delle esigenze cautelari di cui all'art. 274 c.p.p., lett. a) e b), può essere soddisfatta anche con la misura degli arresti domiciliari, qualora il giudice ritenga tale misura idonea a preservare le esigenze cautelari, in considerazione della spiccata capacità criminale dell'indagato, della sua spregiudicatezza e della sua capacità di eludere i controlli, nonché del pericolo concreto e attuale di reiterazione della condotta criminosa, desumibile dalla modalità e dalla prolungata realizzazione nel tempo delle condotte contestate.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROSI Elisabetta - Presidente

Dott. GALTERIO Donatella - Consigliere

Dott. DI STASI Antonella - Consigliere

Dott. CORBETTA Stefano - rel. Consigliere

Dott. MENGONI Enrico - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Paola;
(OMISSIS), nata a (OMISSIS) nel procedimento a carico di quest'ultima;
avverso l'ordinanza del 03/01/2018 del Tribunale della liberta' di Catanzaro;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale, in persona del Sostituto Procuratore generale ((omissis)), che ha concluso chieden…

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