La violazione dell'obbligo di indicare il termine minimo di conservazione sull'etichetta di un prodotto alimentare confezionato configura una fattispecie sanzionabile amministrativamente, la cui opposizione deve essere proposta innanzi al Giudice di Pace, in quanto attinente alla disciplina del commercio e della tutela del consumatore, e non rientrante tra quelle di competenza del Tribunale ai sensi della Legge n. 689 del 1981. Il Decreto Legislativo n. 109 del 1992 ha infatti riordinato in modo organico l'etichettatura, la presentazione e la pubblicità degli alimenti, al fine di assicurare trasparenza e adeguata informazione nella vendita dei prodotti, in un contesto nel quale i profili igienico-sanitari risultano assorbiti nella finalità della protezione del consumatore attraverso la disciplina del commercio. Pertanto, l'opposizione avverso l'ordinanza-ingiunzione che irroga una sanzione amministrativa per la messa in commercio di un prodotto alimentare confezionato, privo della indicazione del termine minimo di conservazione, deve essere proposta innanzi al Giudice di Pace, non essendo riconducibile tra quelle per le quali la Legge n. 689 del 1981, articolo 22 bis, comma 2, lettera e), stabilisce la competenza del Tribunale. Tale principio, affermato dalla Corte di Cassazione in più occasioni, si fonda sulla natura commerciale e di tutela del consumatore della disciplina sull'etichettatura degli alimenti, rispetto alla quale gli aspetti igienico-sanitari risultano assorbiti, e sulla conseguente attribuzione della competenza per l'opposizione all'ordinanza-ingiunzione al Giudice di Pace, in quanto giudice naturale per le sanzioni amministrative di natura commerciale e a tutela dei consumatori.